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Dal primo ottobre per operare nei cantieri bisognerà essere titolari di uno speciale permesso, la patente a crediti. Il rischio è che tutto si traduca nell’ennesimo appesantimento burocratico senza alcun effetto reale sulla sicurezza del lavoro. Un segnale di questo andazzo si ha già nel fatto che imprese e lavoratori autonomi dovranno presentare due domande per ottenere la patente, una in forma cartacea valida per il mese di ottobre (resa necessaria perché il sito che dovrebbe ricevere le domande in formato digitale non è ancora pronto!) e un’altra per il periodo successivo. E se da una parte l’esigenza di ridurre gli infortuni è sacrosanta, è difficile immaginare che questa riforma, da anni richiesta dai sindacati e stranamente mai attuata dai governi di sinistra, possa ribaltare un settore come quello dell’edilizia dove le irregolarità, il lavoro nero, lo sfruttamento dei lavoratori, sono merce comune. Anche perché, se da un punto di vista teorico la normativa sulla patente a crediti è un provvedimento draconiano, che potrebbe portare alla chiusura di gran parte dei cantieri operativi in Italia, poi, nei fatti, finirà per essere ammorbidita, diluita, interpretata. Anche perché nessuno può permettersi la chiusura di gran parte dei cantieri e il conseguente fallimento di migliaia di piccole e medie imprese. Infatti, la sanzione principale, quella della sospensione cautelare dell’autorizzazione ad operare in cantiere, è vincolata di fatto al giudizio di un giudice, più che a quello di un ispettore, il quale farà in modo di evitare, nella maggior parte dei casi, di assumersi una simile responsabilità: infatti, proviamo a immaginare che l’ispettore fermi l’azienda e poi in giudizio emerga che manca la colpa grave, che è presupposto necessario per la chiusura, cosa succede? Il datore di lavoro chiederà i danni all’Inl? Ecco che, di fatto, deciderà sempre il giudice, con i tempi infiniti della giustizia italiana.
I problemi maggiori si avranno probabilmente nei piccoli cantieri, perché, a norma di legge, il committente dovrebbe controllare che tutti quelli che entrano in cantiere abbiano la patente a punti, cosa decisamente impossibile anche in una semplice opera di ristrutturazione di una villetta. Inoltre, se per ottenere la patente a punti è necessario autocertificare il possesso di determinati requisiti, ci sarà sempre qualcuno che tenterà di fare il furbo autocertificando il falso, magari dopo aver messo come amministratore della società un arzillo novantenne, tanto comunque i controlli sono a campione. E poi ci sarà sempre qualcuno che sarà tentato di lavorare senza patente, visto che le sanzioni economiche non sono esagerate, ma sono pari al 10% del valore dei lavori affidati (idraulica, etc.), con un minimo 6 mila euro, ma con lo sconto per chi paga subito e si può arrivare a una sanzione di 5 mila euro per un lavoro da 100 mila. E comunque a pagare sarà l’azienda appaltatrice. È quindi facile prevedere che oltre all’appesantimento burocratico l’altra conseguenza di questa riforma sarà un innalzamento dei costi, necessari per coprire gli adempimenti relativi alla sicurezza e le eventuali sanzioni. |